Ad esempio, gli ultimi approcci in materia di cura e trattamento del trauma, considerano fondamentale coinvolgere il corpo (ad es. la terapia sensomotoria). Il corpo infatti è depositario di memorie percettive che hanno un impatto profondissimo nel determinare come sentiamo e come riusciamo a regolare i nostri stati emotivi. Reciprocamente, anche la mente assume un’importanza centrale nel determinare le nostre prestazioni fisiche, in molti momenti e contesti, motivo per cui, negli ultimi 50 anni circa, la psicologia ha assunto un ruolo sempre maggiore nella preparazione atletica e nello sport.
Un buon equilibrio tra questi aspetti di un unico elemento, che è l’individuo, ha un ruolo cruciale nel garantire il benessere psicofisico.
Per quale motivo mantenere un buon rapporto tra mente e corpo?
Se provassimo per un attimo ad immaginarci come edifici costruiti su un terreno soggetto a terremoti e smottamenti, la vita, riusciamo facilmente a comprendere quanto sia fondamentale, per un migliore adattamento e benessere, la flessibilità.
Certamente ci sono momenti in cui la necessità di superare i propri limiti, fisici o mentali, richieda ad uno dei due aspetti, corpo o mente, di stabilire la sua supremazia e assoggettare l’una o l’altra parte ad un silenzio che tuttavia è momentaneo.
Una gara importante, un periodo particolarmente complesso, delle scadenze da rispettare al lavoro, insomma qualsiasi cosa che spinga a dover trascurare una parte di sé per riuscire a raggiungere l’obiettivo.
Tuttavia lo stabilirsi di una rigidità in tal senso ed una supremazia che diventi abitudinaria rischia di stabilire, anche a livello neuronale a causa del rilascio di sostanze che rinforzano e fungono da ricompensa, circuiti disfunzionali, non dissimili da quelli delle dipendenze, che mantengono il “sistema individuo” rigidamente funzionate.
Come detto all’inizio, è invece fondamentale non perdere di vista la flessibilità come l’unico e cruciale elemento che determina una maggiore capacità di adattamento di fronte a possibili sollecitazioni da parte della realtà esterna.
Limiti, quali e quando ascoltarli
Non è semplice trovare una formula universale che stabilisca quando un individuo si avvicina ad una modalità più patologica di gestire il rapporto e il delicato equilibrio tra mente e corpo. Sicuramente ciò che è indispensabile fare è mantenere un ascolto attento e attivo a qualsiasi segnale che possa arrivare dal corpo, o dalla mente, che indichi che ci stiamo spingendo oltre.
Mantenere una capacità di ascolto critico, e soprattutto di scelta, è ciò che ci tutela dall’innescarsi di automatismi che rischiano di relegare al silenzio i nostri segnali emotivi o fisici.
Ognuno infatti ha una soglia diversa e una modalità preferenziale in cui il corpo comunica con la mente e viceversa.
Qualora i segnali che arrivano dovessero lasciarci disorientati o sprovvisti di risorse per poter capire o affrontare ciò che di noi stiamo ascoltando è inoltre importante potersi affidare.
Che siano segnali fisici o emotivi infatti, il confronto con un professionista può sempre orientarci verso una maggiore capacità di gestione e l’acquisizione di risorse che ci aiutano a riacquistare e mantenere equilibro, benessere e flessibilità.