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Stefano Cola

Nonostante la relazione corpo-mente sia sempre stata oggetto di studio della psicoanalisi, sin dalla sua nascita, soltanto recentemente il corpo ha una maggiore centralità nei percorsi di psicoterapia.

Ad esempio, gli ultimi approcci in materia di cura e trattamento del trauma, considerano fondamentale coinvolgere il corpo (ad es. la terapia sensomotoria). Il corpo infatti è depositario di memorie percettive che hanno un impatto profondissimo nel determinare come sentiamo e come riusciamo a regolare i nostri stati emotivi. Reciprocamente, anche la mente assume un’importanza centrale nel determinare le nostre prestazioni fisiche, in molti momenti e contesti, motivo per cui, negli ultimi 50 anni circa, la psicologia ha assunto un ruolo sempre maggiore nella preparazione atletica e nello sport.

Un buon equilibrio tra questi aspetti di un unico elemento, che è l’individuo, ha un ruolo cruciale nel garantire il benessere psicofisico.

 

Per quale motivo mantenere un buon rapporto tra mente e corpo?

Se provassimo per un attimo ad immaginarci come edifici costruiti su un terreno soggetto a terremoti e smottamenti, la vita, riusciamo facilmente a comprendere quanto sia fondamentale, per un migliore adattamento e benessere, la flessibilità.

Certamente ci sono momenti in cui la necessità di superare i propri limiti, fisici o mentali, richieda ad uno dei due aspetti, corpo o mente, di stabilire la sua supremazia e assoggettare l’una o l’altra parte ad un silenzio che tuttavia è momentaneo.

Una gara importante, un periodo particolarmente complesso, delle scadenze da rispettare al lavoro, insomma qualsiasi cosa che spinga a dover trascurare una parte di sé per riuscire a raggiungere l’obiettivo.

Tuttavia lo stabilirsi di una rigidità in tal senso ed una supremazia che diventi abitudinaria rischia di stabilire, anche a livello neuronale a causa del rilascio di sostanze che rinforzano e fungono da ricompensa, circuiti disfunzionali, non dissimili da quelli delle dipendenze, che mantengono il “sistema individuo” rigidamente funzionate.

Come detto all’inizio, è invece fondamentale non perdere di vista la flessibilità come l’unico e cruciale elemento che determina una maggiore capacità di adattamento di fronte a possibili sollecitazioni da parte della realtà esterna.

 

Limiti, quali e quando ascoltarli

Non è semplice trovare una formula universale che stabilisca quando un individuo si avvicina ad una modalità più patologica di gestire il rapporto e il delicato equilibrio tra mente e corpo. Sicuramente ciò che è indispensabile fare è mantenere un ascolto attento e attivo a qualsiasi segnale che possa arrivare dal corpo, o dalla mente, che indichi che ci stiamo spingendo oltre.

Mantenere una capacità di ascolto critico, e soprattutto di scelta, è ciò che ci tutela dall’innescarsi di automatismi che rischiano di relegare al silenzio i  nostri segnali emotivi o fisici.

Ognuno infatti ha una soglia diversa e una modalità preferenziale in cui il corpo comunica con la mente e viceversa.

Qualora i segnali che arrivano dovessero lasciarci disorientati o sprovvisti di risorse per poter capire o affrontare ciò che di noi stiamo ascoltando è inoltre importante potersi affidare.

Che siano segnali fisici o emotivi infatti, il confronto con un professionista può sempre orientarci verso una maggiore capacità di gestione e l’acquisizione di risorse che ci aiutano a riacquistare e mantenere equilibro, benessere e flessibilità.

 

 

 

Dott.ssa Paola Elena Cesari
Psicologa Psicoterapeuta
3394803288
Studio: via Settembrini 52 – Milano
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Stefano Cola, Personal Trainer e Preparatore Fisico Tennis, Milano(Città Studi) e. Non perdere i miei aggiornamenti, seguimi su:

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